Man Ray, a real surrealist.

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Emmanuel Radnitzky crebbe nella New York del primo 900, dove sin da giovane subì il fascino delle gallerie e dei musei di Manhattan, apprese i primi rudimenti di fotografia ed entrò in contatto con il modernismo europeo.
Nel 1912 assunto lo pseudonimo di Man Ray, andò a vivere con una comunità di artisti a Ridgefield, New Jersey, furono anni di formazione e delusione: le sue grandi tele astratte non incontrarono i favori di una critica newyorkese lontana dal dadaismo europeo.
Dopo l’epifanico incontro con l’artista francese Marcel Duchamp decise di lasciare la grande mela, si trasferì a Parigi al numero 15 di Rue Delambre nel quartiere di Montparnasse ( questa casa diventerà il set fotografico degli “Annèes Folles”). Folgorato dal dadaismo dell’edonista e surreale Parigi del periodo tra le due guerre, s’inserì in breve tempo negli ambienti culturali più influenti di Francia.
Artisti, poeti, scrittori, musicisti facevano a gara per posare di fronte alla macchina fotografica di colui che nel 1924 fu definito il primo fotografo surrealista.
La seconda metà degli anni 20’ fu caratterizzata dalle grandi rappresentazioni con Picasso e Mirò, dalle collaborazioni con importanti riviste quali Harper’s Bazaar e Vogue.
Attraverso i rayographs, termine costruito sul suo cognome e che contemporaneamente evoca il disegno luminoso, rivoluzionò la fotografia ottenendo delle immagini deformate capaci di esaltare il carattere paradossale e inquietante del quotidiano.
La frenetica opera di questo periodo riflette la tensione della scena politica europea e trasuda di quel crescente sentimento di frustrazione tipico degli anni 
30’.
In pieno conflitto mondiale, Ray rientrò negli USA, dove dopo un viaggio on the road si stabilì a Los Angeles e iniziò a collaborare con l’industria cinematografica. In questi anni si rifugiò nella pittura e con la fine della guerra sentì il richiamo di quella Parigi che sentiva casa.
Tornato a vivere nel vecchio continente si dedicò alla pittura e alla sperimentazione della fotografia a colori.
Man Ray ebbe la capacità di fondere tutte le arti nella sua fotografia, raggiungendo l’eternità attraverso i momenti che riuscì a catturare.

Emmanuel Radnitzky grew up in New York for the first 900, where as a young man was fascinated galleries and museums in Manhattan, he learned the rudiments of photography and came into contact with European modernism.
In 1912 he assumed the pseudonym Man Ray went to live with a community of artists in Ridgefield, New Jersey, were years of training and disappointment, his large abstract paintings did not meet with the favor of a critical New York Dada away from Europe.
After the epiphanic encounter with the French artist Marcel Duchamp decided to leave the Big Apple, he moved to Paris at 15 Rue Delambre in the Montparnasse district, this house will become the photo shoot of the “années folles”. Struck by the Dada and surrealist Paris hedonist the period between the two wars, s’inserì in a short time the most influential in cultural circles of France.
Artists, poets, writers, musicians vied to pose in front of the camera of the man who in 1924 was defined as the first surrealist photographer.
The second half of the 20 ‘was characterized by large representations with Picasso and Miro, in partnership with major magazines such as Harper’s Bazaar and Vogue.
Through rayographs, a term built on his family name and that simultaneously evokes the bright design, revolutionized the photography of getting distorted images that highlight the paradoxical and disturbing the newspaper.
The frantic work of this period reflected the tension of the European political scene and oozes of that growing feeling of frustration typical of the years 
 30 ‘.
In the middle of World War Ray returned to the U.S., where after a road trip he moved to Los Angeles and began working with the film industry. During these years, he took refuge in painting and the end of the war he felt the lure of Paris that he felt home.
Returned to live in the old continent devoted himself to painting and experimentation of color photography.
Man Ray had the ability to combine all the arts in his photography, reaching eternity through the moments that managed to capture.

wiht love, Elena

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14 comments

  1. E’ inutile che mi ripeta. Ritengo questi post interessanti anche se “ai piu'” potrebbero sembrare fuori luogo per un blog di moda che normalmente si pensa dover essere piu’ leggero. -;)

  2. Io li trovo perfetti proprio per un blog di moda. Affashionate non è uno di quei blog “fatti in casa” che adesso vanno molto di moda, dove si gli unici argomenti sono trucchi, vestiti e parrucchi, Elena ha creato proprio un qualcosa di diverso poichè è riuscita a parlare di moda in modo diverso.
    I suoi viaggi, le sue foto, i post come questo, tutto è Moda all’ennesima potenza.
    Io seguo questo blog non perchè è un personaggio dello spettacolo a farlo, ho provato in passato a seguirne altri ma mi annoiano, li trovo banali e spesso sembrano soltanto un racconto delle loro vite e delle loro mode da Vip.
    Un cinguettio continuo, senza alcun tipo di spessore dal quale io mi sento lontana.
    W Affashionate!!!

  3. parole sante! Elena bibi ha perfettamente ragione! mi piace tantissimo questo blog proprio per questo motivo! e poi è bello sentire di appartenere ad una famiglia (leggo sempre i nomi di certe persone) dove ci si scambiano opinioni e si conoscono o rispolverano temi… forza affashionate!!!! ps adoro Man Ray

  4. e quando in “Midnight in Paris” il genio Woody Allen scrive come battute, per l’attore che interpreta Man Ray, in risposta ad una complessa situazione amorosa ed esistenziale vissuta dal protagonista del film: “Un uomo innamorato di una donna di un’altra epoca? io ci vedo una fotagrafia!” oppure rivolgendosi sempre al protagonista “incasinato”: “Tu abiti due mondi diversi, non ci vedo niente di strano, è del tutto normale!” due frasi brevi, d’effetto ma molto significative!
    Le immagini che hai scelto sono interessantissime.

  5. le due frasi dette dall’attore che interpreta Man Ray in “Midnight in Paris” sono brevi, essenziali e significative come le tue foto:
    “Un uomo che vive due mondi? io fin’ora non ci vedo nulla distrano!”
    “Un uomo innamorato di una donna di un’altra epoca…mhh…io ci vedo una foto!”
    Woody Allen… genio! un po’ come te!!!!!

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