Edie Sedgwick: the Factory girl.

Definita l’alter ego femminile di Andy Warhol, Edie Sedgwick è piuttosto la propagazione dell’idea warholiana di arte; incarnò lo spirito della New York degli anni sessanta, divenendone il simbolo degli eccessi e del divertimento. Arrivata nella grande mela nel 1964, conobbe Warhol nel gennaio del 1965; in breve tempo entrò a far parte del suo mondo, diventandone musa e regina indiscussa della sua Factory. Edie Sedgwick, è un capolavoro di Warhol: una ragazzina viziata, priva di carattere e talento che diventa diva, attrice, ballerina, trasformandosi in un pezzo d’arte pop.
Il loro simbiotico rapporto nell’arco di un anno li portò a girare una decina di cortometraggi; insieme illuminarono la scena artistico-culturale newyorkese, parteciparono a tutti gli eventi che contano, dettarono legge nella moda e nell’arte, diventando il punto di riferimento della cultura underground degli anni ’60. Stile unico e inconfondibile: spesse calze nere, body avvolti da cardigan o mini dress, orecchini chandelier, le faranno avere la definitiva consacrazione da parte del fashion system con le copertine di Life nel ’64 e Vogue nel ’65. L’infatuazione di Warhol per la Factory girl ebbe però breve durata: l’animo volubile dell’artista americano, l’avvento di Nico, la sfortunata relazione tra Edie e Bob Dylan e gli eccessi di una vita sempre più irrequieta, la gettarono in una profonda depressione, riportando a galla anche i problemi di una tormentata storia familiare. Ebbe così inizio un’inesorabile declino che a soli 28 anni la portò alla morte per overdose di barbiturici. Edie Sedgwick crebbe ignorando la differenza fra finzione e vita reale, forse per questo divenne un’icona.

Andy Warhol disse: “Judy Garland ed Edie coinvolgono le persone nei loro problemi, e i loro problemi le rendono più seducenti, ti fanno dimenticare i tuoi ed inizi ad aiutarle”.

with love, Elena

 



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