Manolo Blahnik: a man, a shoe, a history.

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Canario, classe ’42, dopo un’infanzia trascorsa nella piantagione di banane di famiglia, Manolo Blanik si trasferì alla volta  di Ginevra e Parigi per studiare arte.
La sua vita cambiò durante un viaggio a NY nel 1971, quando, armato di un book di disegni e scenografie, incontrò l’allora direttrice di Vogue, Diana Vreeland, che affascinata dallo schizzo di una sua scarpa gli suggerì: “Go makes shoes”.
Si traferì a Londra, dove iniziò a creare scarpe per Zapata, una boutique di Chelsea che fece sua solamente due anni dopo.
L’ascesa di quello che il ” Women’s Wear Daily” descrisse come “uno degli spiriti più esotici a Londra” fu inarrestabile: divenne il primo uomo ad apparire sulla copertina di Vogue UK, creò una collezione per Bloomingdales e aprì il suo primo negozio nella grande mela.
Gli anni ’80, segnati dall’incontro con lo storico socio, George Malkemus, videro collaborazioni con: Perry Ellis, Calvin Klein e successivamente con John Galliano.
Il ’94 fu l’anno di nascita della mitica “Mary Jane”, scarpa icona di Manolo Blahnik.
Più tardi, anche grazie al successo della serie “Sex And The City”, Manolo Blahnik ottenne la consacrazione internazionale e le sue Manolos divennero le scarpe più desiderate.
Primo progettista di scarpa a cui venne dedicata una mostra al Design Museum, nel 2006 Blahnik sviluppò la scarpa ‘heel-less’ in equilibrio su una molla e solamente nel 2008 lanciò la  prima collezione di scarpe maschili.
Da questa sua dichiarazione si può cogliere la vera essenza di una Manolo : “Quando le donne mi fanno delle domande sui tacchi, rispondo: provateli! E, se non ne cogliete la magia, rimanete con le Reebok.”

Born in the Canary Islands in 1942, after a childhood passed working in the banana plantation of his famili, Manolo Blanik, moved to Geneva and Paris to study art. His life completely changed during a trip to NY in 1979, when he met Dian Vreeland, then Vogue director, that fascinated by a sketch of a shoe, suggested to him: “Go make shoes!”. He moved to London where he started creating shoes for Zapata, a Chelsea boutique that he made his own only two years later. The rise of who “Women’s wear Daily” described as “one of the most exotic spirits in London” was unstoppable, he became the first man to appear on Vogue UK’s cover, he created a collection for Bloomingdales and opened his first store in New York. During the 80’s , marked by his meeting with his future partner, George Malkemus, he started collaborations with: Perry Ellis, Calvin Klein and also John Galliano. The ’94 was the year of the mythical “Mary Jane”, icon shoe by Manolo Blanik. Later, thanks to the success of the tv Serie “Sex and the city”, Manolo got an international consecration and his Manolos became the most wanted shoes in the whole planet. First shoe designer to who has been dedicated an exposition at the Design Museum, in 2006 Blahnik develops a “heel-less” shoe in balance on a spring and only in 2008 he created his first collection of shoes for men. “When women ask me something about heels, I answer: try them on! And if you can’t feel their magic, keep using you Reeboks.”

with love, Elena

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18 comments

  1. Ma la “Mary Jane” è una di quelle nelle foto, per curiosità? Se sì, quale?
    Bellissime scarpe, devo dire, anche se io sono una di quelle da Reebok 😉

    1. si ci sono nellle foto e sono tutte un po’rivisitate…la puoi vedere nell’ultima foto e nella settima partendo dal basso.

  2. Ma lui si veste come Daverio!!! Le sue scarpe sono dei “desideri”, dei gioielli. Adoro le Mary Jane. Ma parliamo di te, cosa dire? Brava come al solito? Interessante pagina del bignami della moda? Sempre curiosa ed esaustiva? Sempre un gradino al di sopra di altri blog inerenti alla moda? Non so più cosa dirti, posso rinnovarti il bravisssssssima!

  3. Ma io ti amoooooo! Dopo questo hai realizzato il mio sogno: un post sul mio guru, shoesdesigner preferito..insomma Manolo per me rappresenta qualità e perfezione! Quest’estate per lavoro sono stata a Londra varie volte, ma la più bella è stata quando da Selfridges ho assistito ad una specie di “museo” delle scarpe..vado sempre li e penso tu ci sia stata, ma questa sezione era stata appositamente allestita…tra i quali c’era il mio grande amore: Manolo. Non ho potuto fare a meno di acquistare un paio delle sue “bambine”, non puoi capire l’emozione, sembravo una bambina quando riceve il regalo dei suoi sogni! In quell’occasione erano presenti due mie amiche e quando siamo uscite non abbim potuto fare a meno di fare la foto stile Sex and the City, braccia intrecciate, sguardi assorti e shopper al vento!! Siamo delle pazze!!!! Ancora grazie..ecco mi sento proprio come quel giorno!

  4. Che belle Eleeee !!!
    Eh si, sono LE SCARPE per antonomasia…eleganti, chic e raffinate … E poi provo una stima immensa per i “self-Made man” come nel caso del mitico Mr Manolo.
    Grazie Ele e complimenti sempre vivissimi per i tuoi grandiosi post.. Anche tu se continui così diventi la fashion blogger per antonomasia… Non hai rivali!!!
    Baci

  5. Devo spezzare una lancia a favore dei nostri Nuovi stilisti. Emergere adesso, negli anni della crisi, negli anni in cui la moda italiana, e non solo, è colma di grandi nomi e di grandi firme, è decisamente più difficile che sfondare negli anni ’80.

    Questo sicuramente è avvenuto e avviene in tutti i settori ( sono nipote di un fotografo che con la sola arte del Carpe diem ha sistemato 4 famiglie e che adesso non ce ne manterrebbe neanche mezza ) ma in quello della moda è ancora più difficile, secondo me.
    Spesso mi accorgo che il successo è dato non più dalla sola qualità ma dalla fama. Lady Gaga si sveglia una mattina, indossa una maglietta disegnata dalla sconosciuta Elena Bibi e nel giro di un anno, quell’insulsa t-shirt diventa un Must.

    Tanto di cappello quindi a gente che ce la fa comunque, a giovani talenti che vanno avanti seguendo il loro sogno in un mondo difficile e ostile, in bocca al lupo a tutti gli Alessandro Martorana che esistono nel mondo.

    1. grande elena bibi, parole sante!!!condivido tutto cio’che scrivi e in particolare, apprezzo chi “senza santi in paradiso” ce la fa al giorno d’oggi, in qualunque campo.

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